Recensione “Le locuste” e intervista all’autrice Nina Guerra

Oggi vi presento Nina Guerra, una donna che ha deciso di scrivere sotto pseudonimo per raccontare uno stralcio della sua vita, mescolando fatti reali a sfumature thriller che rendono il tutto ancora più originale.

Le locuste di Nina Guerra

 

Trama “Le locuste”

Ester Casagrande è una donna di mezza età agorafobica, completamente assoggettata ad una patologia invalidante che la costringe ad essere prigioniera nella sua stessa dimora. Il suo equilibrio psichico, già fortemente provato dalla malattia, viene ulteriormente compromesso da una causa di divorzio che si protrae da lungo tempo. Il marito, Vittorio Cavalcanti, l’ha ridotta allo stremo delle forze, mettendo in atto un piano diabolico per limitare ancora di più la sua libertà. Insieme a lei vive il figlio Rocco, un ragazzo problematico affetto da ADHD e tratti del disturbo della condotta che lo portano ad avere comportamenti ai limiti della legalità, ma che è anche molto protettivo nei confronti della madre. Dal compimento dei suoi cinquant’anni, la donna comincia ad avere delle visioni notturne inquietanti che si svolgono in una tenuta di campagna non distante dalla cittadina nella quale risiede, ma in un’altra epoca. Sogna di essere una bambina di nome Ida Malerba, vissuta nel 1935, abusata dal padre malato di mente. All’inizio ne rimane sconvolta, temendo di aver perso definitivamente la ragione, ma Ida la rassicura, le parla, e ogni notte le racconta la sua storia. Due volte la settimana, il lunedì e il venerdì alle ore dodici e rigorosamente tramite skype, si svolgono gli incontri con il suo psichiatra, dato che Ester non può uscire dalla sua casa. Il Dottor Angelo De Vita le chiede di documentare su di un diario l’attività onirica; potrà servire da spunto per le loro sedute. Il quadernetto che tiene sul comodino viene scritto le mattine seguenti, ma con una calligrafia diversa dalla sua. Ester decide di non rivelare al terapeuta le stranezze che le stanno succedendo, anche perché Ida le confessa di essere un’assassina, una Locusta Dell’abisso, una vendicatrice intenzionata ad ammazzare il padre e tutti coloro che meriteranno la sua ira. Attraverso le terribili vicende capitate nella Cascina Valente agli albori del secolo scorso, Ester, grazie alla complicità di tre amiche, riuscirà ad emanciparsi dalla propria situazione e a capire il vero motivo per il quale Ida è venuta a cercarla.

 

Recensione “Le locuste”

Confesso di essere sempre molto restia ad avventurarmi nella lettura di libri auto-pubblicati perché in passato mi è capitato troppe volte di avere a che fare con lavori svolti in modo approssimativo, senza una minima cura dei dettagli e con testi stracolmi di errori e di refusi.

In un altro momento avrei probabilmente evitato anche “Le locuste” e avrei fatto un grande errore!

Come accennavo su Instagram, questa volta ad incuriosirmi maggiormente e spingermi ad avventurarmi nella lettura è stata la figura delle “Locuste dell’abisso”: figure mitologiche che nella Bibbia rappresentano la vendetta e che ritroviamo anche tra le pagine di questo libro. Più che sulla vendetta, il libro nato dalla penna di Nina Guerra, ruota però attorno ad un profondo senso di riscatto.

Voce narrante e protagonista della storia è Ester Casagrande, donna che ha dovuto fare i conti con un destino beffardo ma che nonostante ciò, ha trovato la forza di ribellarsi e di rimettersi in piedi. Ester ha avuto una grande sfortuna nella vita: incontrare uomini non degni di essere chiamati tali, uomini che le hanno portato via la voglia di sorridere e di uscire di casa. “Agorafobia”, questo è il nome della patologia con cui la protagonista deve fare i conti, questo uno dei motivi per cui due volte a settimana Ester si siede davanti al pc e prova a stare meglio con l’aiuto del suo psichiatra.

Tra i consigli del medico c’è quello di tenere un diario per appuntare stati d’animo e sogni. Ed è proprio questo diario a dare il via all’azione.

I sogni di Ester sono sempre molto agitati ma nell’ultimo periodo sono anche ricorrenti: vede sempre la stessa cascina, vede le stesse persone, vede e soprattutto sente lei, una bambina di nome Ida. Il punto è che, Ester non solo continua a sognare la vita di questa bambina vissuta nel 1935, ma al suo risveglio trova appuntati tutti i sogni appena fatti sul suo diario.. ma non con la sua calligrafia.

Cosa sta cercando di comunicare Ida? Cosa rappresenta per Ester?

Noi lettori ci ritroviamo catapultati nelle due linee temporali: da un parte abbiamo una donna che ha bisogno di coraggio per riprendere in mano le redini della sua vita, e dall’altra abbiamo una bambina tanto abituata alla violenza e al dolore da diventare una spietata assassina.

L’autrice, Nina Guerra, ci mette di fronte due donne opposte eppure con tanto in comune. Due donne costrette a lottare per conquistare una serenità che tutti meritano. Due donne che ci regalano una lettura piacevolissima.

Senza aggiungervi altro, vi dico che “Le locuste” è una lettura perfetta da portare sotto l’ombrellone perché nonostante rientri nel genere thriller, credo possa essere adatto anche a chi ama la narrativa contemporanea e le saghe familiari.

Ed ora vi lascio l’intervista all’autrice, le sue parole vi convinceranno sicuramente più di me!

Intervista a Nina Guerra, autrice di “Le locuste”

 

Ciao Nina, felice di averti come mia “ospite”. Ti va di raccontarci qualcosa di te?

Ti ringrazio tantissimo e sono onorata di stare al tuo cospetto.
Scrivo sotto pseudonimo, sono una donna di cinquantatré anni, risiedo in una piccola cittadina del nord Italia, e ho sempre lavorato con le emozioni: sono stata per più di vent’anni un’insegnante di Teatro nelle scuole primarie e secondarie, ho fatto corsi d’aggiornamento ai docenti, ho interagito con tantissime persone che volevano avvalersi della mia consulenza e della mia esperienza creativa per allestire spettacoli o performance art da presentare ad un pubblico. I miei studi infatti sono prevalentemente artistici: liceo Artistico e cinque anni di Teatro.

Qual è stato il tuo primo approccio con la scrittura e cosa rappresenta considerando che tra le pagine di “Le Locuste” c’è tanto di te e del tuo vissuto?

Il mio approccio con la scrittura risale all’epoca del primo anno di un corso patrocinato dalla Civica Scuola Di Teatro Paolo Grassi di Milano. Ho avuto la grande fortuna di avere un’insegnante che mi ha trasmesso l’amore per la scrittura creativa. Tale attività poteva essere legata al proprio vissuto con testi autobiografici, oppure si partiva da un romanzo di un autore per arrivare ad implementare o a stravolgerne la struttura con delle altre storie, anche fantastiche, che l’opera in questione aveva suscitato in ognuno di noi. Nelle Locuste ho cercato di partire dalla mia vita, dagli eventi traumatici che mi avevano segnata, per costruire una sorta di personaggio, Ester, che potesse rappresentare non solo me, ma anche altre donne.

In “Le locuste” ci sono tanti temi delicati: fragilità psicologiche, violenza sia verbale che fisica sulle donne, problematiche familiari. Quello che è arrivato a me, leggendolo, è la voglia di riscatto. È questo che rappresenta questo libro?

Ci sono momenti nella vita che tutto sembra volgere in nostro sfavore, che le catastrofi ci vengano a cercare, siano dietro l’angolo ad aspettarci, a travolgere la nostra esistenza e a spazzar via quello che a fatica avevamo cercato di costruire, ma la grande voglia di amare questa vita, ci fa reagire per riscattare in primo luogo noi stessi. In quei momenti, dove ci si ritrova ad un bivio, (soccombere o reagire), ci si scopre capaci di meraviglie. Ho scritto questo libro per lasciare in eredità ai miei figli “il coraggio,” il coraggio di tenere duro ed andare avanti nonostante le vicissitudini possano compromettere la nostra serenità. Penso, da pittrice fallita quale sono, che quando si finisce di dipingere un quadro pregno di significati, una volta appeso alla parete cesserà di appartenerci perché diventa dello spettatore. Il complimento che mi ha più colpita è stato quello di Francesca, una mia lettrice: “Il tuo libro è come se parlasse di ognuno di noi.”
Mi piacerebbe che la storia fungesse da unguento per lenire le ferite.

La tua storia ruota attorno a due figure principali: Ester, la protagonista che vive ai giorni nostri e che racconta la tua personale storia; e Ida, la bambina vissuta nel 1935. Come nasce il personaggio di Ida? Cosa rappresenta per te?

La mia storia, “personalmente romanzata,” come ho sottolineato prima, è partita dalla mia esperienza esaltando gli eventi per renderli impattanti, per attirare l’attenzione del lettore. E’ anche vero che talvolta la realtà supera la fantasia… Ida rappresenta la voce che ognuno di noi vorrebbe sentirsi venire da dentro nei momenti di maggiore sconforto. Una guida, una compagna fidata, la parte saggia ed emancipata dell’anima, ma non dimentichiamoci che Ida è un’assassina senza scrupoli, che agisce per proteggere ciò che ha di più caro, ma è pur sempre un’omicida. Aiuterà Ester a perseguire la sua vendetta.

Altro tema principale del romanzo è l’agorafobia. Cosa ci dici su questa patologia?

Non sono agorafobica, ma Ester lo è. Io, come lei del resto, sono stata delusa dal genere umano in più occasioni, probabilmente ho alcuni tratti della patologia, ma esco e continuo un’osservazione silenziosa nei confronti delle persone che incontro. Per Ester l’agorafobia rappresenta la soluzione ideale per non averci più a che fare con il “fuori.” Ester si è costruita un microcosmo tra le pareti della sua casa, una sorta di fortezza inespugnabile dove nessuno riuscirà più a massacrarla, a farle del male.

Quasi tutti gli scrittori sono principalmente anche grandi lettori. Ti chiedo quindi: quali sono i tuoi autori preferiti?

Uno degli autori che preferisco è Massimo Carlotto, il personaggio dell’Alligatore mi ha tenuto compagnia nelle mie notti insonni, ma “Le irregolari” è l’opera di questo grande scrittore che porto nel cuore. Amo Fred Vargas, adoro Adamsberg e il suo modo non convenzionale di condurre le indagini. Adoro Jo Nesbo e Harry Hole. Ho letto tutti i libri di Michael Connelly. E infine, non per ultima, Amélie Nothomb.

Ti va di consigliarci un libro che ogni lettore dovrebbe leggere almeno una volta nella vita? Dire “Le locuste”, non vale eh!

E’ una domanda molto difficile, solo uno? Posso almeno tre o quattro?
-Le irregolari, Massimo Carlotto, Mercurio e Igiene dell’assassino di Amèlie Nothomb, Nei boschi eterni di Fred Vargas.

Ora ti chiedo di giocare un po’ con noi: consigliaci una colonna sonora (o una piccola playlist) da tenere come sottofondo durante la lettura del tuo libro

  • Ryuichi SaKamoto “Merry Christmas Mr Lawrence feat David Sylvian
  • David Sylvian “Orpheus.”
  • Ludovico Einaudi “Una mattina.”
  • Hans Zimmer “A Way of life.”
  • Michael Nyman “The piano.”

Attualmente stai scrivendo qualche altra storia?

Sì, sto scrivendo un nuovo romanzo, un altro thriller…

Raccontaci un po’ cosa farai dopo: progetti da scrittrice o semplicemente i tuoi progetti futuri!

Qualcuno mi ha chiesto di scrivere il seguito delle Locuste, ma sinceramente, per ora, la storia finisce lì. Sono alle prime sessanta pagine di un nuovo libro; mi sto documentando, studio per realizzare in maniera veritiera le situazioni che descrivo.

Sperando di avervi incuriositi, come sempre vi chiedo di lasciarmi le vostre impressioni e ne approfitto per ringraziare qui la gentilissima autrice che è stata disponibilissima!

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