Recensione “Alla fine andrà tutto bene (e se non va bene… non è ancora la fine)” di Raquel Martos

Trama “Alla fine andrà tutto bene (e se non va bene… non è ancora la fine)” di Raquel Martos

Sei settimane di silenzio forzato. Un incubo, per chi come Carla Diaz non sa tacere un secondo. Di indole fortemente comunicativa, Carla vive di parole, non solo per il bisogno di condividere i propri stati d’animo con chi le è vicino, ma anche per lavoro, essendo una presentatrice radiofonica. Quando un’operazione alle corde vocali la costringe a rimanere in silenzio per ben sei settimane, per giunta proprio in un momento di crisi personale e professionale, per Carla – pessimista di natura – è la fine del mondo. Costretta a non parlare, ma incapace di restare in silenzio, come potrà esternare pensieri ed emozioni e mantenere i rapporti con gli altri? Aiutata da whatsapp, email e bigliettini e armata di una buona dose di inventiva e di autoironia, Carla scoprirà di saper comunicare come non aveva mai fatto prima. Fino a trovare, mettendosi veramente in ascolto, la propria vera voce.

Recensione “Alla fine andrà tutto bene (e se non va bene… non è ancora la fine)” di Raquel Martos [a cura di Elisa Pinca]

“Sono in pieno blocco del lettore: ho iniziato ed abbondonato quattro libri dopo poche pagine/capitoli” ho scritto io disperata mano di una settimana fa.
Per essere subito tranquillizzata dalla mia partener in crime Sara che mi ha suggerito di fare una pausa, staccarmi non forzarmi, il libro giusto sarebbe arrivato da solo appena sarei stata “pronta”.

Il giorno dopo ho esposto alla bibliotecaria la mia incapacità di trovare un libro che mi attirasse, che rispecchiasse i miei bisogni e lei ha prontamente, e magicamente, risolto la situazione.
Fortunatamente, ci siamo conosciute solo da qualche settimana perciò ancora non sa del mio spirito #maiunagioia sempre e comunque; nel caso non credo mi avrebbe consigliato il libro “Alla fine andrà tutto bene (e se non va bene…non è ancora la fine)”.
Pur non condividendo il concetto espresso dal titolo, ho accantonato il mio scetticismo e mi sono immersa nella lettura. Pratica del “non giudizio” ripagata: il libro mi ha conquistata fin dalle prime righe.
Nonostante la trama non sia avvincente, non avvengano colpi di scena clamorosi né si racconta di avventure uniche, faticavo a staccarmi dalle pagine del libro. Sembrava stesse parlando proprio a me, quasi leggendomi dentro. Capivo la protagonista, la sensazione di empatia che suscita è davvero forte e coinvolgente.

Carla Diaz, una vita passata ad inseguire la passione della radio soddisfatta solo parzialmente grazie al suo quasi soddisfacente lavoro.
Quarant’anni trascorsi condividendo a parole ogni sua singola con emozione e stato d’animo, con gli amici e come presentatrice.
Un equilibrio con cui ha imparato a convivere, una vita da cui ha imparato a non pretendere troppo, una sorta di compromesso con essa, almeno fino al giorno dell’operazione.
Un intervento alle corde vocali la costringe infatti a sei settimane di COMPLETO, TOTALE, ASSOLUTO silenzio, non una frase, non una parola nemmeno una lettera.

“Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo. C’è un tempo per tacere e un tempo per parlare”.

Armata di pc, lavagnetta e messaggistica riuscirà a compensare questo vuoto comunicativo?
I momenti di assoluto silenzio alternati a quelli in cui sarà bombardata di parole a cui non potrà rispondere la costringeranno a dialogare con se stessa più di quanto abbia mai fatto.

“Di tutti i possibili avversari […] quello che temo di più sono proprio io. Non ci sono discussioni peggiori di quelle che intavolo con me stessa. Dibattere con se stessi è sfinente, perché sai quando inizi ma mai quando finisci, perché sei consapevole che sarai vincitore con l’argomentazione che chiuderà la partita ma, allo stesso tempo, finirai sconfitto per aver sostenuto l’argomentazione perdente – è lo svantaggio che entrambe siano tue. E, soprattutto, perché ci sono giorni in cui non riesci a metterti proprio da nessuna delle tue due parti.”

Soddisfazione, lavoro, amore, amicizia sono solo alcuni dei temi che questo romanzo affronta, argomenti profondi narrati in modo da far riflettere anche il lettore pur lasciandogli il sorriso sulle labbra.

“Un libro può fare magie con le tue sensazioni; aprirti gli occhi e scuoterti l’anima; darti risposte o suggerirti domande.
Aprire un libro è come aprire una porta che può condurti a un luogo comodo o, al contrario, ostile, ma ti fa sempre viaggiare e crescere, senza bisogno di metterti i tacchi.”

Questa citazione descrive in modo quasi perfetto il mio giudizio di questo libro. Una narrativa coinvolgente e scorrevole capace di accendere il dubbio contro il “mai una gioia” così diffuso, parola di scettica!
Consigliato a chi vuole una lettura introspettiva, ma leggera. Una storia che fa pensare senza appesantire. Un libro che non ti lascia così come ti ha trovato all’inizio.

 

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