Recensione “Mokummer” di Marco Cornetto

Trama “Mokummer” di Marco Cornetto

Vals è uno smarrito, un giovane in cerca di ordine tra i ponti e i canali di Amsterdam, tra le sue case sospese sull’acqua, tra il delirio di fumi ed ebbrezza della vita in città. La sua ricerca non è (solo) affanno e oblio, perché sotto la disperazione resta quella voglia di mettersi costantemente in gioco, di stupirsi, di aprirsi a personaggi quali Sugar, Zoe, Bianconiglio, il Maestro, anche loro impegnati nella frenetica rincorsa a se stessi. Uomini con “pensieri e problemi e colpe di uomini”, e con amori che vengono e vanno, scombinando ogni volta le carte.
Fino a quando arriva il momento di affrontare l’orlo del baratro, per trovare la spinta necessaria a risalire e continuare il viaggio.

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Recensione “Mokummer” di Marco Cornetto [a cura di Elisa Pinca]

Mokum: Amsterdam, informale.
Mokummer, dall’antico “mokem”= posto, città, vengono così chiamati i nativi della città di Amsterdam.
Dalla quarta di copertina:

“Vals è uno smarrito, un giovane in cerca di ordine tra i ponti e i canali di Amsterdam […]. La sua ricerca non è (solo) affanno e oblio, perché sotto la disperazione resta quella voglia di mettersi costantemente in gioco, di stupirsi, di aprirsi […] per trovare la spinta necessaria a risalire e continuare il viaggio.”

Spinta dalla scia di letture, quali “Yolo” e “Io sono libero”, su giovani che annoiati, privi di speranza verso il loro presente e di prospettive per il futuro, si gettano a capofitto in nuove esperienze estreme per dare una svolta, ma anche un senso alla loro vita, ho deciso di intraprendere questa nuova lettura.

“Perché il problema non sono le droghe, ma l’ambiente che intorno stanca deride e scoraggia”

Incuriosita dal coraggio di un ragazzo circa mio coetaneo che d fronte alle delusioni non si è arreso alla paura del cambiamento, ma ha fatto e valigie ed intrapreso il sogno di tanti giovani: partire per ricominciare.
Paura per una nuova lingua, cultura, abitudini, tradizioni ed orari non ha avuto il sopravvento; la delusione amorosa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: niente più era in grado di trattenerlo in Italia.

“L’amore è più grande di noi e c’incasiniamo a gestirlo e alla fine non capiamo un cazzo lo stesso.”

Non solo l’ammirazione per il suo coraggio, ma anche la meta scelta mi hanno incuriosita; Amsterdam: la città degli eccessi, degli sfizi proibiti. L’evasione per eccellenza (almeno nel nostro immaginario), una delle voci della “to do list” di quasi tutti i giovani e non.

“Non c’è nulla di sbagliato nel lasciarsi andare ogni tanto, sei un po’ perso e ti stai cercando ed è un viaggio che merita di essere fatto”

Nuova città, nuove compagnie, nuove occasioni per scoprirsi e mettersi in gioco. Il libro ci conferma però che cambiare residenza non ci protegge dalle delusioni, che svagarsi ma in compagnia non esima dal correre rischi anche molto gravi per poi trovarci, se siamo fortunati, a fronteggiare le conseguenze da soli.
Il romanzo ci racconta che la vita è una somma di scelte, di esperienze, di eventi considerati superati che invece si ripetono presentandosi con altre forme (perché i fantasmi sono duri a morire), ma anche di novità e di occasioni da prendere al volo.
Ci dice che

“La morale è che una vera morale in realtà mica esiste, non c’è mai stata, il nostro è solo un gioco di azioni e conseguenze e aveva ragione l scienza a dire che dio è un bisogno di fuga e che la Disney andrebbe multata per averci tramortiti da piccoli”

È questo però il bello della vita: cercarsi, mettersi in gioco; non sentirsi mai arrivati, finiti.

Dopo un’estate ed un autunno di scommesse letterarie da cui sono rimasta sempre positivamente stupita (in barba ai miei pregiudizi), in questa occasione, nonostante abbia apprezzato l’idea di base del romanzo, ho fatto davvero fatica a terminarlo benché abbia poco più di cento pagine.
Lo stile di scrittura non mi ha convinta al 100% perché sembrava di leggere un monologo, una sorta di flusso di coscienza troppo caotico e poco coerente per i miei gusti.

Tutto sommato però, nonostante lo stile narrativo per me ostico, mi sento di consigliare la lettura di questo romanzo a chi ama i monologhi e le storie di riscatto rispetto alle sventure quotidiane, ma non per questo meno dure da sopportare.

Non lo consiglio invece a chi vuole qualcosa di semplice e leggero, purtroppo in questo caso “Mokummer” potrebbe non fare per voi.

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