Recensione “Delle crepe sul reale” di Francesco Azzirri

Trama “Delle crepe sul reale” di Francesco Azzirri

 

In questi racconti incontriamo omini piccoli, bianchi e potentissimi (qualcuno pure laureato), una ragazza truccatissima, diavoli antichi e moderni, operai e alieni, preti, muse, assassini e recensori di santini. E poi ancora una gatta morta e tedeschi, trattori e biciclette. Storie di là dai monti e dall’infanzia.

Poi, un giorno, senza alcun preavviso, mi riaccompagnarono sullo spiazzo di quel monte dove tutto aveva avuto inizio. Forse avevano paura che potessi finire le loro preziosissime scorte di Brotozene, visto che sono predisposto alle dipendenze e ciucciavo tutto il giorno, altro che cinquanta secondi ogni morte di papa. O forse mi avevano visto una volta di troppo osservare al di là delle due lune con fare malinconico e sognante. Magari avevano paura potessi portare anche da loro quella strana malattia dell’animo per la quale non c’è cura. Forse era contagiosa.

 

Recensione  “Delle crepe sul reale” di Francesco Azzirri

Il mio rapporto con le raccolte di racconti è sempre altalenante. Ci sono i periodi in cui le amo e altri in cui le odio. In questo periodo credevo di essere ben predisposta verso questo genere letterario ma non si è rivelata una sensazione corretta.

Devo confessare che, sull’onda dell’entusiasmo lasciatomi dalla raccolta di racconti di Donato Montesano “I grandi scrittori non mangiano” edito sempre Eretica Edizioni, le mie aspettative verso questa nuova raccolta erano altissime. “Delle crepe sul reale” non le ha completamente deluse ma non mi ha nemmeno soddisfatta appieno.

I racconti contenuti in questo romanzo hanno di base un punto di vista originale e stravagante: mettono infatti in luce un mondo irreale, fantastico, grottesco; mettono in risalto ciò che c’è nascosto appunto tra le crepe della realtà. Mi aspettavo però un viaggio surreale, mi aspettavo una lettura che mi facesse riflettere sulla realtà attraverso racconti fantastici. Purtroppo non è stato così o almeno, non lo è stato con la maggior parte dei racconti che mi sono sembrati invece molto confusionari.

Ci ritroviamo ad esempio di fronte ad una combriccola di amici che fa conoscenza con un omino che ha trovato la formula per conquistare il mondo (formula, a base di birra, che oltre a donare poteri sovrannaturali, rimpicciolisce gli umani che la assumono); passiamo poi per possessioni demoniache, telefoni da campo che sembrano essere finestre sul passato e una serie di altri racconti che io onestamente non ho capito, di cui non ho colto il messaggio o che comunque mi hanno lasciata solo perplessa.

Un paio di racconti mi sono invece piaciuti molto: “Il trucco di Ilaria” e “Tempi bui”, quest’ultimo è una riflessione sull’editoria ai giorni nostri.

Nel complesso non mi sento di consigliare questa raccolta di racconti a tutti. Io ad esempio non l’ho apprezzato appieno, probabilmente perché non sono stata sufficientemente recettiva, perché avevo bisogno di qualcosa di più lineare. Pur essendo tecnicamente scritto bene, rimane per me troppo vago, troppo fatuo, troppo sfuggente. Purtroppo non adatto a me.

Se vi va di mettervi alla prova con una lettura bizzarra e sicuramente inusuale, buttatevi. I racconti sono brevissimi quindi si legge veramente in una giornata.

E mi raccomando, fatemi sapere cosa ne cogliete se decidete di leggerlo, perché ripeto, mai come con questo libro mi sono chiesta “ma sono io che non sto cogliendo dove vogliono andare a parare alcuni racconti o è poco chiaro in generale?”

Vi lascio con un estratto di “Delle crepe sul reale”

Non è affatto così facile come la fai tu, cara. Bisogna non solo azzeccare il tema, ma avere anche un linguaggio semplice, pulito ma capace di non scadere nel banale, capace di emozionare e far pensare attraverso momenti brillanti.

– dal racconto “Tempi bui”

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