recensione figli di sangue e ossa di Tomi Adeyemi

Recensione “Figli di sangue e ossa” di Tomi Adeyemi

Ci sono libri meravigliosi che si fanno notare poco e niente, ci sono i libri a cui viene curato più il marketing della storia in sé e poi ci sono i libri che rientrano in entrambe le categorie. “Figli di sangue e ossa” di Tomi Adeyemi è uno di questi.

Un caso editoriale che ha conquistato pubblico e classifiche americane scatenando così tanto l’entusiasmo dei lettori che se n’è sentito l’eco anche in Italia. Tutti gli amanti del genere fantasy, me compresa, siamo rimasti in allerta sperando fortemente che si riuscisse ad avere la traduzione del libro anche qui da noi. Un paio di mesi fa è arrivata la notizia: il 2 ottobre “Figli di sangue e ossa” sarebbe approdato in Italia grazie a Rizzoli. Tutti abbiamo appuntato quella data e l’abbiamo attesa facendo un countdown che neanche a Capodanno.

Il mio terrore? Il solito: e se fosse solo una grande mossa di marketing? e se in realtà è l’ennesimo libro che conquista le classifiche solo perché fa tanto moda?

La paura di una delusione è sempre dietro l’angolo quando un titolo è così tanto discusso, inevitabilmente le aspettative sono altissime ma “Figli di sangue e ossa” si è difeso alla grande e lo ha fatto a colpi di bastone, di magia e di messaggi sinceri.

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CARATTERISTICHE

  • Marchio: Rizzoli
  • Collana: Ragazzi
  • Prezzo: 18 €
  • Pagine: 560
  • Formato libro:
  • Tipologia: CARTONATO
  • Data di uscita: 02/10/2018
  • ISBN carta: 9788817105354

Trama “Figli di sangue e ossa” di Tomi Adeyemi

Un tempo i maji, dalla pelle d’ebano e i capelli candidi, erano una stirpe venerata nelle lussureggianti terre di Orïsha. Ma non appena il loro legame con gli dei si spezzò e la magia scomparve, lo spietato re Saran ne approfittò per trucidarli. Zélie, che non dimentica la notte in cui vide le guardie di palazzo impiccare sua madre a un albero del giardino, ora sente giunto il momento di rivendicare l’eredità degli antenati. Al suo fianco c’è il fratello Tzain, pronto a tutto pur di proteggerla, e quando la loro strada incrocia quella dei figli del re si produce una strana alchimia tra loro. Ha inizio così un viaggio epico per cercare di riconquistare la magia, attraverso una terra stupefacente e pericolosa, dove si aggirano le leopardere delle nevi e dove gli spiriti vendicatori sono in agguato nell’acqua. Un’esperienza umana che non risparmia nessuno, in un turbine di amore e tradimento, violenza e coraggio. Nella speranza di ridare voce a un popolo che era stato messo a tacere.

Recensione “Figli di sangue e ossa” di Tomi Adeyemi

Dopo anni in cui, per scelta, mi sono tenuta un po’ alla larga dai libri fantasy, quest’anno ho deciso di riavvicinarmici. Il fantasy è il mio porto sicuro ma per un periodo troppo lungo, ne ho letti così tanti che non ero più in grado di apprezzarli appieno.
Quest’anno invece di fantasy ne ho letti un bel po’, due tra questi meritano di esser citati: il primo è stato “Il sognatore” di Laini Taylor, amato così tanto da definirlo il miglior libro del 2018; il secondo vero fantasy letto durante quest’anno è stato “Figli di sangue e ossa”, un libro che come vi anticipavo nell’introduzione mi intimoriva parecchio.

“Figli di sangue e ossa” è un libro che ha fatto tanto parlare di sé. Fino a pochi mesi fa non riuscivo esattamente a capire il motivo per cui questo libro avesse conquistato così tanto i lettori americani da diventare un caso editoriale internazionale tradotto in 27 paesi e presto disponibile anche sul grande schermo. Ma una volta iniziata la lettura, è stato tutto molto più chiaro.

Le voci narranti di questo libro sono tre: Zélie, Amari e Inan. Tre punti di vista differenti che si alternano nei capitoli dando al lettore una completa e approfondita visione della storia, del paesaggio e del mondo immaginario creato dall’autrice Tomi Adeyemi.
Il mondo immaginario dell’autrice, pur essendo ovviamente frutto della fantasia della scrittrice, non è molto diverso da quello che ci circonda. Ci sono i buoni e i cattivi, ci sono i poveri e i ricchi, ci sono diverse etnie, diversi ceti sociali, diverse credenze religiose. Un mondo popolato da uomini dalle mille sfumature che possono soltanto rendere unico l’universo. Questo però spesso non viene capito né accettato da chi è al potere ed inevitabilmente questo genera odio, razzismo, dolore e guerre.

La storia custodita tra le pagine di “Figli di sangue e ossa” è una storia che parla di diversità e di ingiustizie. È la storia di un popolo dai capelli bianchi, dagli occhi d’argento, dalla pelle color d’ebano e da una particolare scintilla magica che scorre nelle loro vene. Il popolo dei maji infatti, in tempi passati, utilizzava tranquillamente e quotidianamente la magia fino a quando Re Saran non riuscì a portare a termine il suo piano crudele e ingiusto. Il legame con gli dèi e con la magia venne interrotto bruscamente e tutti coloro che avevano i capelli bianchi e che quindi possedevano dei poteri magici vennero trucidati sotto gli occhi dei loro cari.
Questo è stato anche il destino della giovane protagonista Zélie: costretta ad assistere alla morte della madre quando era ancora una bambina, costretta a vivere in povertà e a sottomettersi alla tirannia del Re e delle sue guardie.

Un destino già scritto per la giovane protagonista dagli occhi d’argento. Ma il destino è sempre così prevedibile come sembra? La protagonista capirà sulla sua pelle che non è così nel momento in cui si troverà faccia a faccia con Amari. Lei non fa parte della stessa stirpe di Zélie, lei e la principessa di Orisha, lei è figlia di Re Saron e Inan è suo fratello.

La magia è nelle loro mani, l’intero popolo di Orisha è nelle loro mani. E con uno stile fluido e mai scontato, l’autrice Tomi Adeyemi, ci conduce in questo regno e nelle sue ingiustizie. Ci guida in un’avventura ricca di battaglie, di sentimento, di sangue, di riscoperta e di speranza.

Questo è in realtà “Figli di sangue e ossa”: un grido di speranza per tutti coloro che ogni giorno subiscono ingiustizie, per tutti coloro che vengono maltrattati, etichettati e giudicati. È un faro nella nebbia che dovrebbe servire ad aprire gli occhi a chi quelle ingiustizie le compie quotidianamente abusando del potere, difendendo una normalità che non potrebbe esistere senza la diversità.

“Figli di sangue e ossa” lancia un grande e bellissimo messaggio sociale. È un libro sulla vita travestito però da fantasy quindi, tanti lettori se lo perderanno perché per quanto assurdo possa sembrare, anche nella lettura c’è la discriminazione. Ma sapete che c’è? Tanto peggio per chi si perde queste chicche solo perché è convinto che il fantasy sia un genere di serie B.

1 commento su “Recensione “Figli di sangue e ossa” di Tomi Adeyemi”

  1. speriamo traducano anche gli altri che di serie zoppe ne ho piene le tasche!! ( e mi devo decidere a leggere in lingua mannaggia)

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