Recensione: “La principessa che credeva nelle favole. Come liberarsi del proprio principe azzurro” di Marcia Grad Powers

Trama: “La principessa che credeva nelle favole. Come liberarsi del proprio principe azzurro” di Marcia Grad Powers

Ecco la storia di una principessa che trova il suo principe azzurro ma che scopre, come accade a milioni di donne, che non è tutto azzurro ciò che somiglia al cielo, e che nessun dolore è più atroce di quello inflitto dalla persona amata. Marcia Grad, con il suo piccolo best-seller, ha aiutato migliaia di donne a liberarsi di rapporti non autentici, con uomini che non piacevano loro per ciò che erano, ma per quello che esse volevano o avevano bisogno che fossero. È ciò che accade a Victoria, la principessa che credeva nelle favole. Ma una serie di avventure in luoghi fantastici in compagnia di personaggi spiritosi e saccenti la porterà, insieme alle lettrici, a distinguere i sogni dalla realtà, a scoprire cosa sia veramente l’amore.

 

Recensione: “La principessa che credeva nelle favole. Come liberarsi del proprio principe azzurro” di Marcia Grad Powers [a cura di Elisa Pinca]

C’era una volta, in un regno molto lontano, una bellissima principessa che viveva in un enorme castello assieme ai suoi genitori, il re e la regina, dai quali era adorata.
Quante volte, variazioni sul tema incluse, avete letto una favola che iniziava con queste parole? Quante volte avete chiuso gli occhi e sognato abiti lunghi e lussureggianti, una dimora piena di agi, un principe azzurro che vi adora e un “vissero per sempre felici e contenti?”
(par condicio time: vale anche per gli uomini, quanti di voi sognano la stabilità ed il potere di un regno, un amore da favola ed una vita perfetta?)
Come numerose favole ci hanno insegnato, la vita all’interno dei castelli è scandita dai dettami del “Codice Reale”: postura, linguaggio, espressioni non verbali, portamento devono conformarsi a precisi standard. Attività, hobby, ruotine, vestiti, scelte (se così si possono chiamare) devono seguire precise regole.

“Sai che non devi comportarti così!” la rimproverò la madre “Vai subito in camera tua e ripassa il Codice reale, soprattutto i punti che parlano del comportamento degno di una signora e dell’indecente manifestazione delle proprie emozioni. E non uscire fino a che non saprai sorridere di nuovo.”

Avevate previsto frasi di questo genere? Rivolte una bambina che si era messa a ballare dalla gioia davanti ad una cameriera, o si era messa a cantare in giardino oppure aveva chiesto di tenere un cane suo unico compagno di giochi?

[…] Tale documento stabiliva il modo in cui la principessa doveva apparire, agire, parlare in qualunque momento; indicava come avrebbe dovuto pensare e ciò che NON avrebbe mai dovuto provare e sentire (che invece lei provava e sentiva spesso).

Vittoria, questo il nome della principessa di questa favola, riceveva, troppo, frequentemente questi rimproveri da parte dei suoi genitori che si chiedevano, ad alta voce davanti alla bambina stesa come se lei non fosse presente, cosa avevano fatto di male per meritarsi una bambina del genere, così diversa dagli altri bambini, non in grado di distinguere ciò che è vero, da ciò che non lo è.
Vittoria tentava inutilmente di spiegare ai suoi genitori che non per colpa sua, ma di Vicky la sua migliore amica (o essere fantastico come la definivano, con tono di disprezzo, il re e la regina) che non riusciva a non provare sentimenti.
Dopo l’ennesimo litigio con i genitori Vittoria decise di liberarsi per sempre da Vicky, dal suo carattere sensibile, docile, emotivo che le impedivano di essere perfetta e, quindi, degna di amore agli occhi dei genitori.
Chiusa la piccola in uno sgabuzzino Vittoria poté finalmente dedicarsi con anima e corpo allo studio del Codice reale divenendo così il prototipo di principessa che i reali desideravano.
Vittoria crebbe e iniziò a frequentare l’università dove incontrò il Principe Azzurro, dai lei successivamente chiamato Dottor Sorriso visti il suo umorismo, la sua capacità di comprensione, di farla sentire apprezzata, amata giusta, le piccole attenzioni che le riservava.
Ovviamente il Principe Azzurro era anche bello, ricco e sensibile: il desiderio di ogni ragazza, principessa in particolar modo.
I momenti bui e tristi della principessa sembravano quindi ormai acqua passata, era finalmente giunta alla parte “e vissero per sempre felici e contenti”.
Non è, però, tutto oro quello che luccica.
Il dottor sorriso, così inizialmente premuroso ed in grado di infondere fiducia in sé stessa nella principessa, inizia a dare segni di cedimento. Le attività tanto incoraggiate, vista ala bravura di Vittoria nella recitazione e in cucina, iniziano ad essere additate come ostacoli alla vita di coppia, come attività che toglievano tempo alla cura di Vittoria nei confronti del principe.
L’umore solare e gioioso lasciò gradualmente il posto ad un atteggiamento scontroso costantemente propenso ad accuse e liti; ad incolpare Vittoria di aver fatto un incantesimo al Dottor Sorriso trasformandolo nel Signor Nascosto.
Vittoria provò ogni strategia per aiutare il suo principe, incapace, a detta sua, di liberarsi da un incantesimo così potente. Ogni tentativo risultava vano, all’opposto, sembrava peggiorare la situazione.
La principessa però non voleva darsi per vinta, voleva indietro il suo principe ad ogni costo. Vicky le dava man forte: per la prima volta da anni, grazie all’amore apparentemente dimostrato del principe, aveva potuto uscire dallo sgabuzzino e sentirsi amata, dal principe, per quello che era: sensibile, emotiva… decise quindi di tornare a casa dei suoi genitori per chiedere loro consiglio.
Al castello accade un fatto incredibile: la principessa ricevette un consiglio miracolo, ma da un gufo. Anzi da un dottor gufo che le suggerì l’unico rimedio possibile: non fare nulla.
Scettica, ma disperata la principessa, aiutata dalla “Guida per vivere sempre felici e contenti” cercò di attuare il consiglio, azione che si rivelò non solo difficilissima, ma anche infruttuosa. Almeno dei confronti del principe. NON NEI SUOI. La principessa infatti notava che dentro di sé, nonostante permanessero volta stomaco, tristezza, depressione…, qualcosa stava cambiando. Un senso di riscatto, di bisogno di amore, di ricerca della verità stavano emergendo in lei in modo sempre più potente.
Con un atto di coraggio degno di un leone decise infine di mollare tutto alla ricerca della verità.

Immagino siate tutti a conoscenza di quanto sia destabilizzante il cambiamento, di quanto sia difficile mollare ciò che conosciamo e riusciamo a prevedere indipendentemente da come ci fa stare. Eppure, Vittoria decise di iniziare da sola, scusate con Vicky, questo cammino.
Attraverso il Sentiero delle Verità, il Mare delle Emozioni, la Terra delle Illusioni ed una breve sosta al Campeggio per viaggiatori smarriti e l’incontro di uno strano delfino, un mago dalle apparenze bizzarre ed un milione di ostacoli ( che costellano quotidianamente anche le NOSTRE giornate) riuscirà a non perdersi d’animo e raggiungere la Terra di ci che è?
La promessa della scoperta della Verità, della comprensione di come ottenere il vero amore basteranno a spronarla, a farla rialzare ad aprirle gli occhi nonostante la potenza delle illusioni?
A voi il piacere della scoperta.

Un libro scoperto per caso grazie ad una bambina di quarta elementare, classe in cui sto svolgendo il tirocinio.
Uno stile narrativo che ben si coniuga ai libri per bambini, ma una tematica che si adatta perfettamente a tutte le età, specialmente ai bambini non più alla scuola primaria. Oserei dire una favola per adulti.
Un romanzo che vuole essere una guida morale, un compagno di viaggio, una speranza, un esempio di riscatto per ogni nostra storia perché quello che siamo ora deriva da ciò che è stato. Solo la consapevolezza di ciò e la sua comprensione permettono l’accettazione e la scoperta della verità. Solo capendo chi siamo e come esprimerci seguendo il nostro cuore ci permetterà di raggiungere il vero amore.
Come farlo? Lascio la parola ai protagonisti e a voi il piacere della lettura.

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